Con l’arrivo dell’autunno al Monte Rosa è tempo di gusto, di saperi antichi, di contemplazione e di momenti da dedicare a se stessi. Dalla Val d’Ayas alla Valsesia, passando per la Valle di Gressoney, anche quando gli impianti sono in pausa, la natura non si ferma in tutta la sua bellezza prorompente.
La bellezza delle valli tra natura e paesaggi mozzafiato
Quando le foglie, appena dorate, cominciano ad arricciarsi è più dolce risalire i sentieri delle tre valli, così diverse eppure unite dalla stessa magia dell’autunno.
Una volta imboccata la strada che porta verso il massiccio del Monte Rosa dalla Val d’Ayas, dalla Valle di Gressoney o dalla Valsesia, è la bellezza della natura e del paesaggio a mettere tutti d’accordo. Sono i sapori autentici del territorio ad accordarsi perfettamente a saperi tramandati di generazione in generazione da mani esperte.
Sottofondo di un coro composto dalle le voci dei locals che si odono più chiare, alternando l’italiano al francoprovenzale e alle parlate walser. Lontano dall’alta stagione, infatti, la vita qui scorre più lenta e gli spazi paiono dilatarsi insieme al tempo. Il luogo ideale per una fuga d’autunno dalla frenesia della città, ritrovare l’equilibrio interiore e lasciarsi stupire dall’a musica dall’incanto della montagna.
Val d’Ayas: oltre alla lana c’è di più!
Fino a non troppi anni fa, l’allevamento ovino valdostano si concentrava principalmente sulla pecora Rossett. Si tratta di un’antica razza montana da cui è possibile trarre un’ottima lana, perfetta per tessuti rustici d’arredo o anche per capi d’abbigliamento. L’ideale per coprirsi dalle prime giornate frizzanti dell’autunno.
Ultimamente in Val d’Ayas in estate gli alpeggi si puntellano di bianche nuvolette: sono pecore da latte, quelle della famiglia Bagnod.
Resta aperta fino al 1° novembre la loro azienda agricola e agriturismo La Tchavana (parola che in francoprovenzale valdostano indica un fabbricato rurale d’alpeggio). Qui ai 2.000 mt di quota dell’Alpe Metsan, sopra Antagnod, è possibile acquistare i prodotti delle lavorazioni del latte di pecora, ad esempio il Gran Gessato e il Neige de Brebis. Ovviamente, non può mancare un grande classico valdostano come la Fontina D.O.P.
I formaggi vengono conservati in una delle cantine più alte d’Europa: la Crotta de Metsan. Qui scorre è l’acqua della sorgente, che aiuta a mantenere costanti temperatura e umidità di questa grotta naturale, dove i prodotti caseari trovano modo di riposare.
Valle di Gressoney: trekking e gusto walser
Gressoney e il formaggio hanno un legame indissolubile. Qui la gola trova la sua soddisfazione tra la deliziosa mocetta di camoscio, l’arrosto di capriolo e gli sfiziosi Chnéffléné, gnocchetti di uova e farina derivati dalla tradizione walser.
La ricetta originale prevede siano accompagnati dalla cipolla brasata, ma sono spettacolari anche conditi con panna e speck.
Gli Chnéffléné sono solo uno degli innumerevoli lasciti di cultura walser custoditi dalla Valle di Gressoney. Anche dove non ce li si aspetterebbe: ad esempio, nel meraviglioso castello che qui fece erigere Margherita di Savoia, dove troviamo la regina ad attenderci in abito tradizionale walser in uno dei suoi numerosi ritratti.
È giusto fare un salto qui, prima di lanciarsi alla scoperta di alcuni dei trekking più belli della valle, tra boschi di larici tinti di giallo-arancio-ruggine, molti dei quali attraversano proprio gli insediamenti degli antichi mercanti della valle.
Alpenzu Grande e Alpenzu Piccolo, ad esempio, raggiungibili in un paio d’ore di passeggiata non troppo difficile dalla località Tschemenoal, appena a nord di Gressoney-Saint-Jean. Si tratta di due dei pochi insediamenti walser che conservino ancora intatta la loro architettura, essendo stati abitati fino ai primi anni del ‘900 da un centinaio di persone. E la vista sul Monte Rosa, da quassù, è imperdibile!
In Valsesia alla scoperta della “pesca a mosca”
Chi sa cosa vuol dire andare a pesca, conosce bene la perfetta sintonia che deve crearsi tra la natura e gli uomini.
La pazienza non basta, bisogna conoscere il territorio, la stagionalità, la schiusa degli insetti, il colore e la trasparenza dell’acqua.
In Valsesia si pesca a mosca: un’arte in cui vi è un insieme di gesti finalizzati a presentare le mosche ai pesci in modo naturale. Bisogna trovare la giusta armonia per posare con cura le mosche, che ai pesci devono sembrare cadute dal cielo.
La stagione più bella per questa pratica è senz’altro l’autunno. La natura, nella tranquillità di questa stagione, è silenziosa e perfetta non solo per pescare, ma anche per perdersi nella contemplazione di un paesaggio ricco di verde e di acqua.
IG: carlottissima_t