Il folpo, un mollusco detto anche moscardino grigio, è il piatto tipico di Noventa Padovana (Padova). Dopo due mesi di degustazioni e cene a tema, lo scorso, 26 marzo è giunto alla conclusione il contest “Il Piatto di Noventa Padovana”.
Il contest gastronomico, finalizzato alla valorizzazione del folpo, sulla base dei punteggi assegnati da una giuria tecnica e popolare, ha visto sfidarsi i tre migliori ristoranti. Al termine, ha decretato Ambassador il “Ristorante Opificio” di Noventa.
Grazie allo chef Daniele Croppo e al suo team, è stato costruito un percorso emozionale gourmet.
Dai paccheri alla gricia di folpo, al folpo alla busara, e infine il “folpo cheesecake”, un dolce con tentacoli di torta e testa realizzata a base di gelato alla vaniglia.
Un concorso davvero speciale
Nel concorso enogastronomico tipicamente veneto, ideato e organizzato da DragoPress e dal suo team, a guidare la selezione è stata una giuria tecnica composta da giornalisti, blogger ed esperti di comunicazione, affiancati da specialisti del settore in alcuni momenti chiave.

Tutti sono stati osservatori, consulenti e promotori della creatività, suggerendo nuovi modi per raccontare e valorizzare il folpo attraverso la cucina.
Il risultato è stato un fermento di entusiasmo ed innovazione. Idee audaci, abbinamenti inediti e la volontà di offrire ai clienti esperienze di gusto sempre più sorprendenti. La serata finale è stata anche l’occasione per rivivere le emozioni nei quali l’intero territorio di Noventa è stato coinvolto con dedizione e passione.

Tra le altre proposte, grande interesse ha suscitato anche quella della Gelateria Lecca Lecca. Un rivoluzionario abbinamento tra il freddo del gelato e il caldo del folpo preparato secondo la ricetta tradizionale, in questo caso abbinato a una callidissima pallina di gelato alla patata.
Un’idea geniale che sfida le regole del gusto con la sua capacità di giocare con sapori, temperature e consistenze in modo del tutto inaspettato.
L’avventura del folpo ovviamente continua. Il territorio di Noventa, infatti, continuerà a raccontare le storie di chi ha saputo dare nuova vita a questo simbolo della tradizione del territorio, proiettandolo verso il futuro della gastronomia.
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