Amici di Carlottissima!

Siete mai stati a Cuba? Io mai prima di qualche settimana fa. Un’isola dalla storia centenaria (fu la seconda terra scoperta nel Nuovo Mondo da Cristoforo Colombo nel 1492) con una capitale, Havana, colorata, allegra e affascinante, ma molto povera e ancora misteriosa, così lontana dal mondo occidentale per tanti anni.

Ecco un piccolo diario di viaggio fatto di sensazioni da condividere e trasferire a chi mi segue… e non solo!
Cosa meglio di una passeggiata per curiosare tra i piccoli vicoli e le ampie e maestose piazze del centro storico dell’Havana?
La prima cosa che salta all’occhio è il susseguirsi vivace dei colori.
Le abitazioni sono allegre, tuttavia spesso malridotte, a volte prive del tetto, a volte sventrate.
Le persone calme, come disciplinate, il suono dei clacson arriva forte tanto più che le auto in circolazione sono vecchie e le strade spesso sconnesse.

Sembra di rivivere l’Italia degli anni del dopoguerra, con le automobili americane pulite e tirate a lucido e prive di qualsiasi dispositivo di sicurezza a tal punto che da noi farebbero rabbrividire anche il più impavido degli automobilisti.

La povertà è palpabile: negozi spogli, eccezion fatta per quelli destinati ai turisti, ragazzini scalzi che giocano al pallone per strada, taxi arrangiati con tricicli pedali oppure motorini adattati e messi su strada.

Tra i mezzi di trasporto caratteristici del luogo impossibile non notare i “Coco taxi”, che fanno sembrare tutti dei pulcini nel guscio.
Portano tre persone per volta, sono rumorosi e agili, davvero unici.
Per pochi euro (più apprezzati dei dollari) si può anche negoziare un giro personalizzato con un’ auto d’epoca.
Non ci si trova a Cinecittà a girare un film, qui le vetture sono rimaste quelle di prima dell’embargo, con buona pace delle case costruttrici e del boom economico occidentale.
I tassisti sono lieti di fare da ciceroni, mostrando qua e là quartieri e palazzi che fanno parte della storia della città.

Si possono così apprezzare la locale China Town (ma dove non sono i cinesi?), il porto, la piazza del Capitolio, quella della Revolution e gli enormi ritratti di Che Guevara e di Fidel Castro, ancora venerati, che campeggiano ovunque per le strade della città.

Non basta: nel tour c’è anche una sosta sulla la panchina dedicata a John Lennon, e poi la fabbrica di sigari, i locali dove fare rifornimento di “Vitamina R”, ovvero del Rum, la bevanda nazionale ottenuta dagli scarti della lavorazione dello zucchero, di cui Cuba è il principale produttore mondiale.
E’ facile comunicare, lo spagnolo si capisce bene e poi i turisti sono molto ben visti, perciò farseli amici è un buon affare.
Il Mojito è fresco e dissetante e qui di caldo ne fa parecchio: a dicembre i 30 gradi di giorno sono assicurati e coccolarsi con rum e menta fresca è quanto di meglio.

A parte la enorme difficoltà a connettersi a internet (nessun luogo è dotato di wi-fi gratuito, nemmeno l’aeroporto!), il dover portare sempre con sé il passaporto e subire i controlli personali ogni volta che ci si muove, visitare Havana è una esperienza assolutamente imperdibile.

Per me è stata anche indimenticabile, un altro mattoncino nella memoria delle tante piccole avventure con i miei figli.

Ce ne saranno altre, ma intanto nel bagaglio dei ricordi abbiamo messo anche questa.
E sarà bello quando ci troveremo a riguardare le foto e a provare ancora insieme le stesse emozioni.