Amici di Carlottissima!

Se siete alla ricerca di una meta esotica originale e di incomparabile bellezza per le vostre vacanze, voglio suggerirvi Palau, in Micronesia: un piccolo stato, un arcipelago di isolette di origine vulcanica nell’Oceano Pacifico, tra reef e spiagge bianchissime e la natura incontaminata.

L’arcipelago di Palau, tra le nazioni più giovani e meno popolose del mondo, conta oltre 300 verdissime isole, piccoli smeraldi tra le acque turchesi del mare, situate fra le Filippine, Papua Nuova Guinea e l’isola di Guam; acque così trasparenti che si possono distinguere i pesci di grossa taglia ancor prima di tuffarsi con maschera e pinne.

Il clima qui è sostanzialmente sempre uguale: tipicamente tropicale, piove abbondantemente quasi tutto l’anno e la temperatura oscilla attorno ai trenta gradi. La cosa bellissima è che anche l’acqua è talmente calda che ci si può tuffare o nuotare o stare a mollo sulla battigia senza mai sentire freddo e senza soluzione di continuità tra l’esterno e l’acqua del mare.

Sono sincera: non avevo mai sentito parlare di Palau e nemmeno mi sarebbe venuto in mente di andarci in vacanza se non me lo avesse suggerito un subacqueo: ammetto tuttavia che è uno dei posti più belli che io abbia mai visto, praticamente una specie di paradiso terrestre.

Per arrivare a Koror, l’isola più importante dell’arcipelago, si può acquistare un biglietto aereo per Seoul per poi prendere un volo diretto dalla capitale coreana a quella dell’arcipelago di Palau. In totale un bel po’ di ore di volo, ma all’arrivo non avrete dubbi su quanto sia valsa la pena!

Affrancato dagli USA, a cui era stato ceduto dai Giapponesi, solo nel 1994 (l’inglese è la seconda lingua), l’arcipelago offre diverse opportunità di svago anche a chi, come me, non ha intenzione di immergersi, sebbene – lo ammetto! – con un mare così bello la gran parte della vacanza è sicuramente dedicata all’esplorazione dei fondali e delle magnifiche spiagge.

Il patrimonio naturalistico è una vera ricchezza per Palau e il Governo ha deciso di tutelarlo con grande severità: è dunque impossibile osservare i fondali, anche solo con la maschera, se prima non si acquista un permesso (costo: 30 dollari) da esibire ai rangers che si aggirano lungo i litorali per accertarsi che non vi siano comportamenti scorretti o pericolosi o che si peschino pesci, coralli o conchiglie di qualsiasi genere.

Anche solo una nuotata in superficie è sufficiente per ammirare quello che l’oceano qui è in grado di offrire: oltre ai muri, ai reef, ai giardini di corallo, è possibile ammirare gorgonie bellissime, una infinità di nudibranchi, branchi di pesci colorati di ogni genere, stelle marine e tartarughe, ma naturalmente la parte da protagonisti spetta agli squali, che qui arrivano fin quasi a riva. Ovviamente si tratta di animali piccoli e di nessun pericolo, ma io ho mi sono tenuta comunque a debita distanza, non si sa mai!

A mio avviso però le Rock Islands sono forse lo spettacolo naturale che più mi ha colpito e che rimane assolutamente unico al mondo, una delle più straordinarie meraviglie della natura.

Si tratta di un micro-arcipelago di oltre duecento isolette disabitate di natura in parte calcarea, in parte corallina, e che espongono la parte rocciosa all’altezza della marea erosa dalle onde, dal vento e dagli organismi marini, così che la sagoma assume il caratteristico profilo di un fungo.

Coperti di palme e da una fitta vegetazione, alcuni di questi isolotti sono orlati da spiagge di sabbia bianca finissima e sono popolati da una incredibile quantità di uccelli, tra i quali pappagalli e i martin pescatore, per cui chi lo desidera può partecipare ai tour di bird-watching.

Ma è proprio la navigazione tra questi “funghetti” a lasciare senza fiato: le acque iridescenti color turchese sono immobili nel labirinto di baie e lagune, mentre si possono ammirare le mangrovie, gli archi di pietra, gli scogli e gli isolotti che decorano il mare.

Uno dei luoghi simbolo che non si può mancare di vedere è senza dubbio il German Channel, così chiamato perché fu fatto saltare dai tedeschi per facilitare il passaggio in barca durante l’occupazione dal 1899 al 1914, ove i più fortunati possono fare il bagno in compagnia delle mante, che qui arrivano numerose.

Se decidete di godervi un tuffo nel blu, potete andare al Blue Corner, dove per contrastare la corrente i sub ricorrono al reef-hook agganciandosi alla barriera corallina per godersi in tutta comodità lo spettacolo di queste imponenti creature marine e degli squali che qui trovano un bel po’ di prede di cui nutrirsi senza grande fatica.




Anche se io non sono stata fortunata, perché quando sono stata a Palau non si poteva visitare, immancabile la nuotata nel Jellyfish Lake, una laguna con milioni di meduse non urticanti che accarezzano la pelle mentre ci passa vicino.
Gli esemplari delle meduse vanno da pochi millimetri di diametro a quasi 30 centimetri e galleggiano serene e placide l’una accanto all’altra senza sosta lasciandosi cullare dalle onde.

Una escursione molto bella è anche quella alle cascate, le Ngardmau Falls, nell’entroterra di Koror.
Si raggiungono in auto, il cui noleggio è davvero poco costoso, e una volta sul luogo si prosegue a piedi per un bel tratto: un po’ faticoso, soprattutto sotto il sole, ma la doccia sotto la cascata è un premio eccezionale .

L’isola poi si gira tutta in meno di un giorno e offre scenari incredibili lungo tutte le coste, con tantissime spiagge dalla sabbia bianca e finissima, ombreggiate da palme e dalla natura lussureggiante.
Se il paradiso esiste, forse somiglia a Palau: voi cosa ne dite?
